venerdì 23 novembre 2007

Il lavoro di Martina Fusco sulla questione ultras

Ultras e forze dell'ordine



L’11 novembre è stato ucciso per mano di un poliziotto Gabriele Sandri, tifoso della SS Lazio, ed è stato inevitabile che tornasse alla mente la morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti avvenuta il 2 febbraio durante degli scontri tra tifosi catanesi e palermitani. Ma per Gabriele il calcio non si è fermato. L’opinione pubblica si è spaccata, come se si parlasse di buoni contro cattivi quando la realtà è molto diversa.
E se non si volevano interrompere le partite in segno di rispetto, allora bisognava usare almeno un po’ di buon senso, sapendo dove si sarebbe arrivati.

Sono anni che frequento gli stadi di tutta Italia e, per quanto mi è stato possibile, anche quelli europei.

In Italia.
Mi è capitato di essere scortata dalla Polizia fin dentro gli stadi per evitare scontri con la tifoseria avversaria, mi sono dovuta nascondere dietro a cespugli per sfuggire alle cariche delle forze dell’ordine iniziate senza alcuna motivazione mentre passeggiavo tranquilla, ho litigato con ragazzi che per stupidità lanciavano un sasso o una bottiglietta di plastica scatenando l’inferno, ho dovuto soccorrere la mia sorellina percossa senza motivo da un agente della Guardia di Finanza che invece di indicare al fiume di tifosi la strada per i cancelli picchiava con il manganello e indirizzava così la folla. Ho visto agenti di Polizia devastare scooter parcheggiati vicino allo stadio, ho visto giovani saccheggiare gli Autogrill mentre si andava in trasferta, ho subito l’ingiustificata carica della Polizia e dei Carabinieri davanti all'Agenzia delle Entrate l’11 marzo 2005 quando a manifestare eravamo una manciata di ragazzi e tanti tanti anziani finiti all’ospedale, sono scappata avvolta dai gas lacrimogeni dallo stadio cercando di evitare degli scontri, ho subito le minacce di un Carabiniere che impugnava il manganello pronto a usarlo. Ho visto agenti di Polizia trascinare un ragazzo disarmato tra due camionette e malmenarlo, ho schivato pietre e bottigliette lanciate da qualche demente, ho sentito gruppi di Poliziotti non sapere perché ci fosse stata una carica. Potrei andare avanti all’infinito.

In Europa.
Nulla.


Ma posso anche dire di aver conosciuto ragazzi impiegati nelle forze dell'ordine gentili e disponibili, ho visto da parte dei tifosi grandi manifestazioni di solidarietà e lealtà, ho visto in varie trasferte gli Irriducibili della SS Lazio comportarsi come un servizio d’ordine che rimetteva in riga chi esagerava ed era poco rispettoso. Conosco la violenza di alcuni ragazzi, ma so anche molto bene di quella delle forze dell’ordine. C’è il bene e il male da entrambe le parti.

A me comunque che ho frequentato e frequento gli stadi fanno più paura le forze dell’ordine che gli ultras, dai quali spesso sono stata protetta.
Non capisco come un singolo comportamento di un individuo o di uno sparuto gruppo possa scatenare un intero reparto delle forze dell’ordine, innescando una spirale di violenza in tutti gli altri tifosi, quando basterebbe limitarsi a bloccare gli autori del gesto violento. E pensare che li paghiamo per fare questo, ovvero difenderci dai quattro delinquenti che si possono incontrare in qualsiasi posto.

Ma per le forze dell’ordine forse ogni tifoso equivale a un delinquente, anche quella vecchietta massacrata davanti l’Agenzia delle Entrate.

Io temo loro che non si fermano davanti a nessuno.

Martina

3 Comments:

Blogger Unknown said...

Ho già scritto, sul mio blog, cosa pensassi riguardo al fenomeno ultrà, agli scontri tra tifosi e forze dell'ordine e all'uccisione di Gabriele Sandri. Che,ripeto, non trovo abbiano un nesso tra di loro. Personale punto di vista. Così come quello che Martina ha messo nel proprio lavoro: è il racconto in prima persona e la verità che ne traspare a renderlo tanto interessante. Un piccolo appunto, però. Vi siete accorti, cercando filmati a proposito della morte di Sandri, quanti video sono stati realizzati in sua memoria? Guardandoli - con tutto il rispetto dovuto - ho la sensazione che, se non siamo ancora scaduti nel trash, ci siamo molto vicini. Non credo che la memoria delle persone viva di questo ed in questo. E fa rabbrividire il fatto stesso che possa essere presa a pretesto. Trash, come il saluto romano mostrato con vanto da buona parte della platea presente ai funerali. Ci si riempie la bocca di parolone, troppo spesso. Qual'è il rispetto?
Francesca R. Colletti

24 novembre 2007 alle ore 01:06  
Anonymous Anonimo said...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

24 novembre 2007 alle ore 01:11  
Blogger Francesca Romana said...

prova

24 novembre 2007 alle ore 01:19  

Posta un commento

<< Home

--------------------------------------------------------------------------



NON SOLO SABATO